L’arte del Presepio
I racconti di Natale
C’era una volta in un villaggio lontano lontano, un povero falegname; questo falegname era
tanto buono, sempre disponibile ad aiutare coloro che ne avevano bisogno, ma ahimè
era anche tanto povero e viveva di stenti.
L’unico modo che aveva per sopravvivere, era avventurarsi nei boschi e cercare
legna pregiata e robusta per i ricchi signori.
Il falegname avrebbe tanto voluto cercare un altro lavoro, e guadagnare tantissimi soldi, ma
non per arricchirsi; non aveva nessuna intenzione di diventare arrogante e vanesio come
i nobili, con cui era costretto a trattare per potersi assicurare un piatto di minestra calda
sulla sua misera tavola; assolutamente no, il suo progetto era quello di racimolare il denaro
necessario per comprare cibo e balocchi alle famiglie, che non potevano permetterseli.
Il buon falegname era fatto così, i bisogni e le necessità degli altri (soprattutto dei bambini)
venivano prima delle sue e ciò che lo preoccupava maggiormente era che il giorno di Natale
si faceva sempre più vicino.
Quella sera, mentre il falegname si trovava nel bosco, alla ricerca di torba profumata per
il caminetto del sindaco, una voce forte e sicura riecheggiò fino al suo orecchio.
“Falegname, falegname!”
L’uomo si voltò spaventato, ravvivò la luce della sua lanterna e si guardò bene attorno, era
buio, il cielo era appena illuminato da una timida mezzaluna e da qualche puntina di stella;
forse qualcuno, approfittandosi dell’oscurità della notte, si era nascosto dietro ad un albero e
aveva deciso di fargli uno scherzo.
Si, doveva essere sicuramente così; aveva già immaginato quel burlone sghignazzare dal suo
nascondiglio, e lui come uno sciocco, era cascato in quello stupido scherzo; scosse la testa e
decise di non ricambiare la burla.
L’ora era tarda, ed il freddo e l’umidità avevano cominciato a penetrargli nelle ossa, gli
mancava solamente un malanno, prima terminava il suo lavoro e prima sarebbe ritornato alla
sua casetta a godersi il calduccio del letto.
Pose la lanterna su una roccia e continuò a caricare la sua carretta di torba, ma nuovamente
quella strana voce si fece risentire:
“Hey tu, falegname. Lascia perdere la torba e ascoltami.”
“Ora basta!”
Gridò l’uomo:
“Non ho tempo per questi stupidi scherzi. Ho del lavoro da sbrigare, ho un’importantissima
consegna domani mattina e se non porto a termine ciò che ho iniziato, domani non mangio!”
“Non è uno scherzo...”
Replicò la voce sconosciuta:
“Sono proprio qui, vicino a te, ho bisogno del tuo aiuto.”
“Ma si può sapere chi è che parla?”
Urlò nuovamente il falegname; riprese la lanterna e si riguardò attorno, ma non c’era nessuno;
camminò in tondo per un po’ tenendo il braccio alzando e cercando di fare luce in ogni angolo
buio della boscaglia, ma con insuccesso, non riusciva proprio a capire chi gli avesse rivolto
la parola.
“Ma insomma, possibile che non capisci? Sono davanti a te!”
Il falegname stupito, tese il braccio di fronte a sé e alla luce della lanterna vide un piccolo
albero dai rami rinsecchiti, ricoperto da un fogliame piuttosto spoglio e senza colore.
“Ah finalmente.”
Rispose l’albero.
“M… Ma com… Come è possibile? Sei stato proprio tu a parlarmi?”
“Si, si. Sono stato io. So che ti sembra strano, ma non sono un albero come tutti gli altri, io
sono molto speciale. Mi chiamano L’alberello poverello, ma ora non c’è tempo per le
spiegazioni. Io so tutto su di te, carissimo falegname, so che sei una persona onesta e leale e
che aiuti sempre chi è in difficoltà, so anche che vuoi cercare un altro lavoro per avere una vita
un po’ più dignitosa. Ebbene, questa è la tua notte fortunata, il caso ha voluto che io passassi
proprio di qui per le feste natalizie, so che i bambini di questo posto vogliono un grandissimo
albero di natale al centro della piazza, ma nessuno, nemmeno il sindaco può permettersi di
acquistarlo. Se tu ora mi abbattessi e mi ripiantassi nella pubblica piazza, saprò come rendere
felici tutti quanti.”
“Ma...”
Rispose il falegname:
“Sei piccolo e secco, i tuoi rami sono a malapena ricoperti dalle foglioline, come puoi pensare
che il mio aiuto possa esserti favorevole?”
“Basta chiacchiere...”
Replicò l’albero:
“Faresti meglio a non sottovalutarmi. Abbattimi e ripiantami nel luogo che ti ho indicato,
saprò come ricompensarti.”
Il falegname sempre più incredulo, afferrò la scure e accontentò la richiesta del bizzarro
alberello; I giorni passarono in fretta ed arrivò il sospirato 25 dicembre.
Il falegname, ricordandosi della sua buffa vicenda, si incamminò verso la piazza del paese;
fece molta fatica a raggiungere il centro del piazzale poiché era affollato, da ogni parte c’erano
uomini, donne e bambini festanti, con dei pacchi nelle loro mani e urlavano felici tra di loro:
Che bello! Che bello!
Arrivato a destinazione il falegname rimase stupefatto un grandissimo albero di natale si
presentava imponente e maestoso davanti agli occhi di tutti, ai suoi piedi c’era un cartello
con una scritta a caratteri cubitali: Questo regalo proviene da chi ha sempre provveduto a
riscaldare le vostre fredde giornate, cercando legna per i vostri camini.
“Carissimo...”
Intervenne il sindaco, dando una pacca sulla robusta spalla del buon uomo:
“Hai avuto davvero un’idea geniale i paesani sono felicissimi e come primo cittadino, ho
il diritto e il dovere di premiarti. D’ora in poi sarai al mio servizio, avrai una casa nuova e
il tuo stipendio sarà triplicato. Buon Natale amico mio.”
Detto questo, si allontanò trotterellando e fischiettando allegramente.
“Buon natale”
Rispose il falegname con voce flebile; di colpo riguardò l’albero, e il birichino ricambiò
il suo sguardo agitando lievemente la sua folta chioma.
Pieno di gratitudine, il falegname si allontanò lasciando libero spazio ai bimbi, che gioiosi,
scartavano i loro pacchi.
Ebbene sì, L’alberello poverello così minuscolo e insignificante, aveva mantenuto le sue
promesse diventando grandissimo e generosissimo per gli altri.
Morale: si diventa grandi, solamente mantenendosi piccoli e umili.
L’albero poverello